Le cose, i servizi, gli eventi e la città per tutti, insomma
l’accessibilità che è il tema di questa pagina e del nostro impegno, vive in
una specie schizofrenica realtà. Si perché da un lato c’è l’accessibilità
dettata da norme e regolamenti e dall’altra c’è quella che vive, insieme al
alla propria disabilità, chi si reca in un albergo, un museo, un evento
dichiarato e contrassegnato come accessibile e per scoprire che per se
accessibile non lo è affatto. E come se non bastasse questa doppia realtà, dell’accessibilità
rispetto alle norme e quella rispetto alle persone, è ulteriormente complicata
dai diversi marchi più o meno brevettati che dovrebbero attestare l’accessibilità
di luoghi e strutture. E’ di questi giorni la notizia che Roberto Vitali ideatore e concessionario del
villaggio e del marchio (depositato) “Village for all” è stato invitato alla a
partecipare all’audizione pubblica della Commissione TRAN (Trasporti e
Turismo), in programma il 5 settembre al Parlamento Europeo di Bruxelles,
dedicata al turismo accessibile.
Il mese scorso ci è capitato di cercare una camera
accessibile in una struttura dove campeggiava il marchio “V4A”a Cupramarittima.
Il problema più grosso spesso è il bagno e in effetti numerose stanze avevano
un bagno a norma… ma non accessibile per noi.
I disabili, come ha detto Isabella con la sua delicata
fermezza alla conferenza di sabato scorso a Spoleto, i disabili, ahimè, non
sono mai a norma. Ciascuno ha una norma tutta sua e la migliore garanzia per
una accessibilità vera non è applicare una regola, ma semplicemente tante
regole diverse e assortite.
Differenziare è meglio, perché è difficile immaginare un
bagno così ampio che ogni elemento è utilizzabile in carrozzina di fronte, da
destra e da sinistra, regolabile a diverse altezze con appoggi su tutti i lati
ma anche senza perché a qualcuno potrebbero impicciare… e non so nulla di cosa sarebbe
utile per un cieco, un sordo o una persona che abbia problemi nella
comunicazione… ma so che accessibile a tutti, “for all” o “4A” che sia,
dovrebbe essere accessibile a tutti e a tutte queste persone.
Ma a Cupramarittima, marchio (depositato)“V4A” la cosa che più
ci ha colpito è stato che il personale, peraltro gentilissimo e che ha consultato
insieme a noi le planimetrie di tutte le stanze, non aveva la minima
consapevolezza che per offrire una stanza accessibile non basta dire che è a norma,
bisogna chiedere e capire (ora forse lo sa).
Significativa è stata invece anni fa l’esperienza al
villaggio “I Girasoli” di Arezzo che offre sistemazioni in camere e in bungalow.
All’atto della prenotazione, prima ed unica volta, ci siamo sentiti chiedere “a
lei la tazza del bagno occorre a destra o a sinistra?”
Anche I Girasoli hanno il marchio “V4A” (quando siamo andati
noi mi pare non l’avesse) ma comunque il personale sa perfettamente quanti sono
i bagni destri e quanti i sinistri, larghi, stretti con le porte come. Fa
quelle domande perché conosce le cose di cui parla e sa che accessibile è
risolvere un problema ogni volta diverso. Perché ad essere “la norma” siano
quelle domande, l’AISM, che ha realizzato e gestisce I Girasoli, insieme ai luoghi forma le persone.
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