Ieri, come annunciato, a Spoleto intenso incontro con il
dott. Marcello Villanova organizzato da “Ruotaabile onlus” e la pro loco di Spoleto Antonio Busetti.
Da più persone è stata richiesta la pubblicazione, edita a Genova circa 1972/73 e
che fa parte dell’archivio personale di Daniela Zipeto e Giorgio Raffaelli.
Ora
è in rete qui: http://issuu.com/folignobenecomune/docs/hsidiventa
Ai presenti all’incontro Giorgio Raffaelli l’ha presentata
così:
… Il fatto che le cose, i luoghi e le relazioni creino o
viceversa possano far superare un handicap, personalmente ho iniziato a
scoprirlo a Genova, frequentando Rosanna Benzi che viveva in polmone d’acciaio
e il mondo girava nella sua stanza. Attori, calciatori, scrittori, e noi
giovani di allora, ognuno portava un po’ delle sue cose in quella stanza e
usciva con quella stesse cose riviste a rovescio nello specchio attraverso il
quale Rosanna osservava il mondo. In quella stanza scrisse tre libri e sempre
da quel cilindro di ferro diresse un giornale. Nella Genova fuori da quella
stanza era una stagione di lotte, gli operai dell’Italsider insieme ai ciechi
del Davide Chiossone, quelle raccontate
anche nel film “Rosso come il cielo”, e poi il “comitato unitario handicappati”
che produsse il libro bianco “handicappati non solo si nasce ma si diventa”.
Una cinquantina di pagine per dire che l’handicap non è semplicemente una
disabilità ma soprattutto tutto ciò che ti circonda. Tutto ciò che noi
presunti, e presuntuosi, normali realizziamo incapaci di immaginare gli altri… (“Gli
altri” sarà il titolo del periodico diretto da Rosanna – n.d.r)
… che l’handicap non è solo una patologia ma un società in
cui non esisti, “handicappati si diventa” scrivemmo semplicemente allora, lo ha
compreso e lo documenta il corposo manuale dell ICF… un sistema realizzato da più paesi europei,
tra cui l’Italia, per valutare la disabilità, o più precisamente, lo stato di
salute delle persone. L’ICF in pratica non valuta… la presenza di una
patologia, un problema fisico, sensoriale o relazionale ma… questo in relazione alle “cose” con cui la persona
convive, il contesto, la casa, la città, i servizi, le relazioni, la mobilità, ecc ..
Sarebbe come dire che anziché chiamare ai ripetuti controlli
che sappiamo la persona disabile, fosse sottoposto a controllo il luogo dove
vive, le cose di cui dispone, le persone con cui si relaziona.
Non riesco ad avere una carrozzina elettronica con la statica,
allora mi sono aggravato! Mi sono arreso
alla burocrazia per avere un computer a comando oculare, sono assolutamente
peggiorato! La città ha eliminato qualche barriere architettonica o sensoriale,
allora, finalmente, il mio handicap è meno grave.
Nessun commento:
Posta un commento