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sabato 30 novembre 2013

NEWS 131130



Giovedì 28 alle ore 19 a Foligno è nata l’associazione “Festival per le città accessibili”.
Da qui un grazie e buon lavoro a tutti soci fondatori Alessandra, Annarita, Carla, Claudio, Daniela, Giorgio, Maria Chiara, Massimo, Mirko, Rossano, e alle agenzie  da cui alcuni di loro sono stati delegati, Associazione Age- Foligno, associazione Chiaro Scuro, associazione Fermentum, Centro Servizi Foligno, ITT Leonardo da Vinci, Polisportiva Disabili.
Dall’atto costitutivo e statuto
“L’Associazione nasce dall’esigenza di promuovere sviluppare e realizzare la “città accessibile”, ovvero intesa come sistema di luoghi, servizi, azioni, ed eventi ideati e realizzati per le persone in considerazione di qualsivoglia condizione fisica, psichica e sensoriale. Luoghi servizi e azioni privi di barriere architettoniche, sensoriali e della comunicazione, idonei ad offrire a ciascuna persona uguali e pari opportunità, considerando puntualmente ogni particolare situazione di disabilità  motoria, sensoriale o della comunicazione, condizioni psico-fisiche proprie delle diverse età e accadimenti della vita e/o delle storie personali.
In particolare opera in continuità al progetto denominato “adotta una barriera e aiutala a diventare un luogo accessibie a tutti”…”
Del tutto casuale la notizia tra le nostre agenzie stampa, che stigmatizza con amara precisione come la città possa essere un efficace strumento per garantire uguali opportunità per tutti , ovvero un “non attraversamento, non marciapiede, non segnalatore acustico”, siano   piuttosto (non) azioni discriminanti e alla fine possono ricadere (spesso senza clamore ma nell’arrabattarsi individuale) nell’impedimento persino al diritto al lavoro.

“IVREA (TORINO) Umberto Breglia ha 43 anni ed è cieco. A portargli via la vista, un po’ per volta, è stata una retinite pigmentosa genetica. Lui, che all’epoca aveva 20 anni, ha capito quel che gli stava capitando. Si è adeguato all’handicap e ha lottato: ha imparato il linguaggio braille, ha continuato a studiare e ha insegnato in un centro professionale.   Fino a 25 mesi fa, quando è rimasto senza lavoro. Ma nemmeno questa volta si è arreso. Lunedì prossimo, dopo aver vinto un concorso, farà il centralinista al carcere di Ivrea.
 … Ogni mattina partirà da Torino, dove vive, per raggiungere la casa circondariale. Un’ora di viaggio, tra metro, treno e autobus, senza problemi. Fino all’ultima fermata del pullman prima del carcere: scenderà direttamente sulla statale, dove sfrecciano decine di auto al minuto. Da qui in avanti per lui sarà impossibile raggiungere il posto di lavoro. «A meno che - spiega - io non voglia rischiare la vita finendo sotto una macchina».
Quasi 150 metri di tragitto pieno di ostacoli. Senza strisce pedonali, senza un semaforo con un segnalatore acustico, senza un marciapiede che conduca alla casa circondariale. Banalità per chi non è costretto a convivere con un handicap del genere, una priorità per chi, come Umberto, deve muoversi sfidando il buio. 
Ora lancia un appello: «Aiutatemi, mettetemi nelle condizioni di poter andare al lavoro senza dover rischiare la vita ogni giorno». Ha chiesto al Comune di Ivrea che venisse spostata la fermata il più vicino possibile al carcere. E che, soprattutto, venissero disegnate le strisce pedonali a ridosso del semaforo. Tutto inutile.
La prima risposta lo ha lasciato impietrito. Poche righe inviate via mail dal Comune. C’era scritto: «Le devo comunicare che, purtroppo, ci sono criticità strutturali su quel nodo per cui nell’immediato risulta molto complicato attuare delle modifiche». … «Rinunciare a quel lavoro? Non ci penso nemmeno». 


Seguite il progetto "adotta una barriera..." e l'associazione "festival per le città accessibili" su http://www.folignobenecomune.it/